Le parole ricerca, tesina e tesi (in ambito scolastico), hanno da sempre suscitato una “sete” di fonti che, almeno per la mia generazione, alle elementari e alle medie si chiamavano libri, enciclopedia cartacea (o al limite su floppy disc o cd), mentre al liceo e all’università prendevano sempre più le sembianze di free search sui motori di ricerca, di siti accademici e non e di Wikipedia.
E’ di pochi giorni fa la notizia molto letta che l’ Enciclopedia Britannica, dopo 244 anni di onorato servizio lascia la carta stampata per continuare la sua “missione” solamente in versione digitale al costo di 70 dollari l’anno in abbonamento. Troppo tardi forse. Wikipedia infatti nell’immaginario collettivo è ormai diventata l’enciclopedia per eccellenza: democratica (qualsiasi utente può pubblicare o modificare le voci), facilmente accessibile, user friendly, molto più ricca di informazioni di un’ enciclopedia tradizionale e soprattutto gratis.
Ed i numeri confermano lo strapotere della Free Encyclopedia: 3,8 milioni di articoli in lingua inglese riempirebbero circa 952 tomi cartacei della tradizionale Enciclopedia Britannica (l’ultima edizione contava 32 libri); 8 studenti su 10 la considera la prima fonte di ricerca; 5,7 miliardi di accessi all’anno contro 1,59 miliardi di accessi nelle biblioteche. Anche in tema di accuratezza e di qualità delle voci, tematica su cui Wikipedia è stata ampiamente criticata negli anni a causa della sua estrema democraticità, è migliorata grazie al minuzioso lavoro dei molti autori principali (un gruppo di circa 1.400 persone) e grazie all’aiuto di 20 Atenei che supportano e correggono le pubblicazioni scientifiche.
Wikipedia e la sua democraticità hanno cambiato le nostre abitudini di ricerca e costretto la British Encyclopedia a cessare la stampa. Quale sarà il prossimo challenge?
Via: Open-Site.org